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Depressione e ansia in gravidanza

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L’approccio alla depressione puerperale non si deve collocare solo nel periodo  postatale altrimenti rischia di essere tardivo e solo parzialmente efficace sul decorso dei sintomi psichici che si possono verificare nella maternità.
Diversi sono i fattori di rischio che è bene considerare già in epoca prenatale tra questi in modo particolare hanno rilevanza una depressione in gravidanza associata ad una storia positiva per depressione, la presenza di ansia in gravidanza , la presenza di disturbi del sonno, e una scarsa tolleranza al dolore .
Anche l’assetto strutturale di personalità di una donna può contenere elementi di rischio come tratti di perfezionismo e di controllo che possono rendere complessa la gestione di una gravidanza vissuta come elemento nuovo da imparare a gestire senza perdere l’equilibrio e la stabilità ormai raggiunta ed assestata da tempo oppure una bassa autostima, una scarsa considerazione delle proprie abilità e risorse nel saper affrontare una nuova esperienza.
Inoltre anche l’ambiente, il contesto nel quale vive e si confronta una donna  è importante perché capace di modularne il suo assetto biopsichico.
Così eventi di vita accaduti nel anno prima della gravidanza e individuati dalla  futura madre come particolarmente stessanti o negativi  possono essere predittori di depressione pre e postatale.
Anche uno scarso supporto sociale in modo particolare quello del proprio partner sembra incidere come fattore di rischio sullo sviluppo di una psicopatologia in maternità.
Altri fattori ambientali sono sicuramente da ricontestualizzare rispetto al contesto socioculturale vissuto dalle donne oggi, così a fronte di dati di letteratura che ancora evidenziano i livelli socioeconomici più disagiati come a rischio patologico vi sono sottogruppi di puerpere depresse che appartengono ad un livello scolastico ed economico di medio-alto profilo, con partner e con un’attività lavorativa. E’ verosimile che anche questo nuovo modello di vita proponga elementi disadattativi e di stressor  da rivisitare o meglio da prendere in considerazione non più come fattori protettivi ma come condizioni di rischio alla patologia.
Si dimostra  un intervento preventivo assai funzionale nella gravidanza la gestione dell’ansia primaria e dei suoi correlati somatici.

La gravidanza è accompagnata spesso da sintomi fisici, particolarmente evidenti nel primo trimestre. In questo periodo, infatti, la nausea e il vomito sono molto frequenti (50-70% delle gravide), ma se perdurano o assumono una particolare gravità divengono oggetto anche di interesse psicologico.
Lo stato d’ansia aumenta progressivamente con il progredire della gravidanza con valori più alti nel 3° trimestre. Soprattutto la presenza di ansia alla 32° settimana predice un significativo aumento della depressione nel periodo post-natale.

Anche la depressione, soprattutto quella in fase attiva, può influire negativamente sul decorso della gravidanza e sulla salute del nascituro: possono essere alterate le capacità di autogestione della madre (cura di sé, alimentazione), possono essere messi in atto comportamenti rischiosi (abuso di alcool e di sostanze, comportamenti discontrollati) o francamente autodistruttivi, e la perdita di energia e di volontà possono provocare uno scarso interesse alla gestione della gravidanza con una trascuratezza verso la propria salute e quello dal nuovo nato.