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Come comportarsi quando si viene colti da ansie notturne? Come relazionarsi con [...]
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La gestazione come epoca di crisi
La gravidanza si presenta come un epoca di crisi transizionale dove emergono conflitti tra la nuova vita e quella trascorsa, il ruolo sociale e lavorativo raggiunto e quello che si dispiegherà, tra gioie e timori, in cui i protagonisti del vissuto mentale sono molteplici: la donna stessa, il feto, le figure parentali, il partner, il che implica una nuova elaborazione della propria identità, con la rivalutazione dei rapporti che intrattiene.
Ogni gestazione, anche se molto desiderata e con un decorso senza complicazioni, può suscitare sentimenti contraddittori:la gravidanza non è da intendersi come un intervallo di vita costellato di sole gioie e speranze, come si vorrebbe nella sua concezione più romantica, ma spesso si presenta come un periodo caratterizzato anche da fragilità psicologiche, ansie, timori e angosce. Queste accompagnano più o meno silenziosamente tutto il processo, e possono emergere con maggiore intensità in prossimità del parto.
Quando si sta per diventare madre, è sempre per la prima volta: per la donna l’esperienza della gravidanza vissuta, appartiene ogni volta ad un territorio a lei sconosciuto, anche se già sperimentato. E come ogni nuova esperienza porta con sé angosce, paure, solitudine e sofferenza che spesso si manifestano senza preavviso, cogliendo la donna di sorpresa. È facile pertanto che una donna viva una molteplicità di sentimenti contrastanti e che resterà incuriosita e spaventata dalla diversità di questi.
Fin dal momento del concepimento, si verificano nella donna una serie di cambiamenti non solo esterni ma e soprattutto interni: la gravidanza può essere considerata oltre che una fase di sviluppo anche un’esperienza di crisi.
La donna ha solo 9 mesi per affrontare un’ampia riorganizzazione della propria vita, cambia il corpo, la propria identità di figlia e di donna, le relazioni sociali, di coppia, la sessualità, la vita lavorativa e il ruolo che assume all’interno della società. Lo stato di confusione che si crea accomuna questo periodo all’adolescenza, fase di sviluppo in cui una giovane donna si trova a confrontarsi con le proprie pulsioni, istinti, incertezze e dubbi in modo da dover riadattare le esigenze psichiche e fisiche alla “nuova personalità”.
Nel corso di questo processo ogni neo madre sviluppa un assetto mentale che sarà diverso da quello che aveva in precedenza. Questo nuovo assetto materno determinerà i pensieri della donna, le paure, le speranze, influenzerà le emozioni e le azioni, imprimerà una svolta nelle scelte e nelle abitudini e guiderà i passi della nuova madre.
Si parla, infatti, di travaglio fisico e di travaglio psicologico: da un lato la gravidanza dà alla madre il tempo fisico di riorganizzare uno spazio concreto nel mondo reale, dall’altro lato le consente di riorganizzare il suo spazio interno per creare e contenere l’idea di sé come genitore e come madre. Il comportamento di questo periodo non è altro che un’espressione della labilità emotiva che la donna vive in questi mesi, in cui l’umore potrà oscillare tra emozioni e sentimenti contrastanti tra loro connotando una sorta di “malessere fisiologico”.
Il corpo aiuta in tal senso mutando, preannunciando e testimoniando, giorno dopo giorno dei cambiamenti in atto; il fisico si adegua ritmicamente allo stato della gestante mentre l’adattamento psicologico è più delicato, coinvolge la donna su più piani, e può avvenire in momenti diversi e dilatati nel tempo. Inoltre, il corpo che muta, ed in particolare, la crescita della pancia, segnalano il crescere del bambino, oltre che concretamente anche dell’immagine e del posto che il bambino acquisisce nei pensieri della madre.
Progettare di avere un bambino, immaginare che ruolo avrà e che cambiamenti apporterà nella nostra vita sono momenti importanti. “Il bambino immaginario” contiene aspetti di desideri, paure, fantasie, timori, aspettative e precede e facilita l’incontro con il bambino reale. Il bambino già visto, pensato, immaginato con gli occhi della fantasia, precostituito, aiuta la madre ad immedesimarsi nel ruolo e a “pre-conoscere” il bambino, accogliendolo dentro di sé.